Innocenzo Manzetti
Innocenzo Manzetti

Museo Manzetti

1987-2023

36 anni di attività

sede associazione:

 

Viale Federico Chabod, 62


11100 Aosta (Valle d'Aosta)

 

museo.manzetti@gmail.com

 

Tel. 339 3574718

Archivio delle curiosità

13 settembre 2018

I mulini non servono più...

Una nuova scoperta - fino ad oggi sconosciuta - di Innocenzo Manzetti. Come diverese sue scoperte, anche questa non regala che poche notizie. Nel 1868 Manzetti inventò un sistema, un procédé de pétrissage simple et facile (...) que l'on peut, sans moudre le grain, faire du pain purifié du son, ayant les avantages de la qualité et de la quantité sur celui dont on moud le grain. Pour la qualité, la partie du gluten qui se volatilise par la mouture et qui est ce qu'il y a de plus nourissant, est ici conservèe. Pour la quantité, les avantages sont plus marqués. Le gluten qui se perd, la farine qui reste sur l'habit du meunier, les frais de mouture et l'impôt d'hier. Il sistema, economico e vantaggioso, era dunque in grado di realizzre un pane senza glutine, nutriente ed economico senza macinare il grano. Come titolò un giornale dell'epoca: "I mulini sono diventati inutili".

Mauro Caniggia Nicolotti

17 luglio 2014


DAGLI ARCHIVI TELECOMITALIA

Interessante l'articolo (che segue) tratto dall' archivio TelecomItalia

Sincronizzando del 1922

9 luglio 2014


Gli "errori" del primo ministro italiano

Ieri, 8 luglio, il Presidente del Consiglio Italiano, Matteo Renzi, durante l'iniziativa "Digital Venice" svoltasi appunto a Venezia

ha ricordato Meucci (in lingua inglese) come il vero inventore del telefono nel 1871.

E' un vero peccato che l'Italia non si ricordi mai di Innocenzo Manzetti che, prima di Meucci, inventò ad Aosta il telefono nel 1864.

Abbiamo scritto al capo del governo (e non solo a lui) tramite twitter, ma sappiamo benissimo che è un argomento che non interessa. Come abbiamo anche dichiarato, Manzetti (e il ragionamento resta valido ancora oggi) aveva il "torto" di essere valdostano, francofono e cattolico... Il suo telefono, poi, fu stroncato da esponenti del governo perché, al contrario del telegrafo, non sarebbe stato soggetto ad alcun controllo...

Riportiamo l'appello pubblicato su facebook (il profilo di Manzetti è anche su twitter...), con la speranza che un eventuale spirito di orgoglio di molti ci aiuti a far conoscere Manzetti a chi non ne ha mai sentito parlare ("potenti" compresi)...

Ma non crediamo neppure più in questo...

Mauro Caniggia Nicolotti

 

12 giugno 2014


Sempre "esterofili" ma l'invenzione è italiana!

Ieri, 11 giugno, sono stati in molti e in diverse lingue, a ricordare che nel 2002 il Congresso degli Stati Uniti ha riconosciuo i meriti di Meucci rispetto a quelli di Bell nel brevetto del telefono.

Pur non essendo di competenza della politica decidere sui brevetti, vi è da notare che il pronunciamento degli americani è esclusivamente relativo ad un fatto procedurale: ossia che il brevetto di Alexander Graham Bell - depositato nel 1876 - era stato preceduto da un pre-brevetto di Antonio Meucci registrato ben 5 anni prima; purtroppo, nel 1874 Meucci non fu in grado di racimolare la somma necessaria a rinnovare l’iscrizione.

 

Malgrado ciò, molti si sono impegnati nel definire come l’atto parlamentare abbia ufficializzato l’italo-americano Meucci quale primo inventore del telefono, chiudendo così oltre un secolo di rivendicazioni e dispute.

 

In realtà - seppur doveroso e rispettabile il pronunciamento del Congresso statunitense - si continua a non tenere conto che Innocenzo Manzetti di Aosta – che, però, non registrò alcun brevetto telefonico – presentò pubblicamente il suo telefono nell’estate del 1865, cioè quando di un mezzo di comunicazione del genere e con quel nome nessuno trattava.

 

I giornali di tutto il mondo affrontarono diffusamente la notizia, novità che arrivò anche a Meucci che allora abitava a New-York; egli era ancora del tutto sconosciuto ai media e pochi sapevano dei suoi esperimenti. Quando Meucci lesse la notizia, scrisse sull’”Eco d’Italia” di New York che anche lui stava sperimentando qualcosa di simile, aggiungendo: “Io non intendo negare al signor Manzetti la sua invenzione...”. Poi, prima di invitare quest’ultimo a collaborare con lui per giungere a qualche certezza, descrisse il suo apparecchio. Strumento che risultava non essere così avanzato e definitivo come quello di Manzetti. Probabilmente e per queste ragioni ci vollero ancora sei anni prima che egli potesse registrare quel pre-brevetto che nel 2002 è stato ricordato negli USA.

 

Indubbiamente il brevetto è una garanzia di tutela per l’inventore. Ma può un brevetto annullare la priorità di un’invenzione, negando a chi ha realizzato per primo il telefono il merito di averlo fatto?

Mauro Caniggia Nicolotti

 

7 giugno 2014


LA PRIMA VITTIMA DELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE ERA DI AOSTA. IL FATTO SI VERIFICO' NEL 1864 E PRIMA DEL BREVETTO DEL TELEFONO...

Sembra un paradosso vero? In realtà accadde proprio così. 

ANTEFATTO: Innocenzo Manzetti di Aosta inventò nel 1864 il telefono. Lo presentò poi pubblicamente nell'estate dell'anno dopo - ovvero 6 anni prima del pre-brevetto di Meucci e 11 anni prima del brevetto di Bell -; la notizia fu riportata dai giornali di tutto il mondo.

Perché, dunque, Manzetti non è considerato da tutti come il vero inventore?

Una delle ragioni è certamente quella che segue. Fu, cioè vittima del concetto di intercettazione telefonica...

FATTO: Nel settembre del 1864 l'ex-Ministro della Pubblica Istruzione Matteucci - da poco tempo nominato ispettore generale delle linee telegrafiche italiane - si trovava ad Aosta presso la quale visitò il laboratorio di Manzetti. Dopo aver visto e provato il telefono osservò, che il governo non avrebbe mai permesso di adottare l'apparecchio di Manzetti, perché gli utenti se ne sarebbero serviti per comunicare direttamente tra di loro evitando così il controllo dei funzionari pubblici. Questi ultimi, non intervenendo direttamente sulla trasmissione dei messaggi come accadeva per il telegrafo, non avrebbero più potuto controllare alcunché. Fatto che per il Regno d'Italia avrebbe potuto rappresentare un serio problema di ordine pubblico e di sicurezza nazionale.

Un brillante esempio di scarsa lungimiranza politica della classe politica italiana...

Mauro Caniggia Nicolotti

 

9 maggio 2014


IL BREVETTO DI UNA SERRATURA A SVEGLIA (1880)


Nel 2009 - abbiamo realizzato una pubblicazione su geni e ingegni in Valle d'Aosta: "Les montagnards sont-là. Viaggio tra ricercatori ed inventori del passato" - ma ci era sfuggita questa piccola invenzione.
Il 16 novembre 1880, Luigi Manzetti di Aosta (fratello del celebre Innocenzo, l'inventore del telefono) brevettò una particolare "serratura a sveglia". La solita Italia, distratta, poco se ne occupò; più facile, invece, è stato trovare informazioni altrove. Ecco come "L'éclair" settimanale di Lione
pubblicava la notizia il 1° ottobre 1881; ... con un finale molto attuale...

 

Invention. — Un mécanicien d'Aoste, M. Manzetti, vient d'inventer une serrure à sonnerie. Le mouvement se monte en fermant la porte, et la sonnerie part dès qu'on touche le bouton. Nous demandons qu'où mette une de ces serrures à la porte du budget pour réveiller le peuple.... qu'on vole.


Mauro Caniggia Nicolotti

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7 maggio 2014

IL TELEFONO STEREO...

A partire dal giugno del 1865, cioè non appena Innocenzo Manzetti presentò pubblicamente ad Aosta il suo telefono, i giornali di tutto il mondo descrissero la sensazionale scoperta.
In Italia la notizia, purtroppo, non fu presa sul serio da alcuni giornali dove fu anche canzonata, mentre il governo osteggiò l'apparecchio; nel telefono vedeva uno strumento pericoloso che, al contrario del telegrafo, sfuggiva al controllo dello Stato...
In Francia, invece, qualcuno ci aveva visto giusto. Ecco, dunque, un giornale - tra i tanti usciti all'epoca, ma fino ad oggi inedito - che propone una visione interessante relativamente all'utilizzo della nuova invenzione. Si tratta del foglio parigino "Le Tintamarre" (del 13 agosto 1865), periodico di industria, arte, critica e satira.
Per l'articolista il telefono di Manzetti doveva essere collocato all'interno di una sala presso la quale potevano convergere i fili telegrafici provenienti da tutta la Francia. In diretta e in tutto l'impero, si potevano così udire le opere musicali più famose dell'epoca (come "La ballata d'Adamastor") interpretate dalle più note personalità della canzone francese. Sono, infatti, citate tra le altre Thérésa (ossia la celebre Eugénie Emma Valladon (1837-1913), ritratta perfino da Dégas).
Un altro interessante uso che viene proposto è quello legato ad altre attività culturali (incontri, conferenze, musica...), iniziative che venivano organizzate lungo l'elegante rue de la paix di Parigi. Un gusto quasi da Belle Epoque....

 

Une innovation que je préfère, et de beaucoup, est celle annoncée par le "Diritto".
Un monsieur Manzetti vient, paraît-il, de trouver le moyen de transmettre le son par la télégraphie.
A la bonne heure, voilà un progrès.
Ainsi, par exemple, on placera la Patti, ou Faure, ou Thérésa,
dans une salle où convergeront les fils télégraphiques de toute la France, et d'un seul coup, on pourra entendre à la fois dans toutes les villes de l'empire:
Les variations de Rosine;
La ballade d'Adamastor,
Ou "T'en auras pas l'étrenne."
Sans compter bon nombre d'applications du nouveau système:
Aux concerts de M. Besselièvre,
Aux conférences de la rue de la Paix,
A celles du "Tintamarre",
Etc., etc. –

Mauro Caniggia Nicolotti

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14 aprile 2014

SE MANZETTI FOSSE VISSUTO ALTROVE, OGGI SAREBBE PIU' CONSIDERATO...

Oggi proponiamo un curioso articolo tolto dal periodico argentino "Caras y caretas" di Buenos Aires dove è stato pubblicato nel 1925 e che riportiamo in spagnolo poiché, crediamo, di facile traduzione-lettura.
Si tratta di un gustoso pezzo che descrive la Valle d'Aosta e la sua città.
"Bellissimo", soprattutto, il commento su Manzetti che, se valeva 90 anni fa, è ancora oggi purtroppo attuale... E' una triste realtà, ma è così. Un eccezionale patrimonio, che però in Valle è ancora troppo sconosciuto e valorizzato in maniera inadeguata.

(...) La catedral de Aosta, en su tesoro, cuenta con una maravilla. Tiene un busto de plata de San Juan Bautista. La maravilla no consiste en el busto de plata, pues son muchas las catedrales en Italia que cuentan con semejantes imagines. La maravilla consiste en la mandíbula de San Juan Bautista, que se conserva aun intacta y en perfecto estado a pesar de los siglos. Para mí que esta reliquia vale más que todo, y es el caso de quedar muy gratos a... San Grato, el obispo que la regaló a Aosta y está sepultado en la catedral adentro de una caja, de plata también.
(...)
En la Rue Xavier de Maistre, en el número 10, he leído con asombro lo siguiente: "Maison de monsieur Innocent Manzetti, Inventeur du Telephone, 1864". Conste que ninguna guia habla de monsieur Manzetti, que inventó e! delicioso y ya indispensable martirio del teléfono, mientras dedican páginas enteras a los detalles de un capitel o a la mandíbula de San Juan Bautista. Manzetti, por lo menos, ha dejado algo en este mundo, que contribuyó a transformarlo. (...)

Mauro Caniggia Nicolotti

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8 aprile 2014

UN UOMO ALLA MODA...

Scorrendo le pagine dei vecchi giornali, a volte ci si imbatte in storie curiose.
Eccone una.
Il tipico viaggiatore che nell'Ottocento percorreva le montagne valdostane alla ricerca di emozioni, un giorno d'autunno del 1861 ebbe modo di far pubblicare su di un importante giornale di Francia(1) la sua cronaca di viaggio. Raccontò di una Valle d'Aosta suggestiva, popolata da gente "orribile", composta da "rospi", "gozzuti" e "mostri grotteschi" tra i quali solo il vescovo pareva un essere umano (..."il est vrai qu'il est venu d'Ivrée"...; dal 1859 al 1867, infatti, la sede vescovile fu vacante...). Si salvavano, oltre a quel prelato, il dotto canonico Carrel ("rifugiatosi" – secondo il cronista - in cima alla Torre del Lebbroso - lontano, così, dai suoi concittadini - dove era concentrato nelle sue osservazioni meteorologiche) e il "placido" e novello Vaucanson - l'inventore Innocenzo Manzetti - che incantava con la sua "magia" e che, se non fosse stato vestito all'ultima moda, avrebbe ricordato Prometeo.

Dunque, un affresco della Valle d'Aosta dalle pennellate favolistiche: una terra povera (e popolata da esseri brutti) che, però, appena tre anni dopo – ossia nell'autunno del 1864 - sembrava essere tanto bramata dall'imperatore dei francesi Napoleone III. Secondo le cronache britanniche, infatti, il Re d'Italia sarebbe stato intenzionato a cedere la "Vallée" alla Francia in cambio di alcuni milioni, somma necessaria ad appianare i debiti di Stato. Non solo. La mossa sarebbe stata strategica per accontentare (territorialmente) i francesi e ridurre la loro presenza in Italia. Stranieri i quali non volevano, tra le altre cose, che Roma potesse un giorno diventare capitale del nuovo Regno d'Italia...
Comunque sia, alcuni mesi dopo, il Ministro italiano dell'Interno dovette scrivere al Sottoprefetto di Aosta per rassicurarlo(2): le voci sulla cessione della Valle d'Aosta... erano prive di fondamento...e che il Governo avrebbe favorito lo sviluppo della regione...

 

(1) "Figaro", 26 settembre 1861.
(2) Ecco le parole del Ministro; tratte da un articolo pubblicato su "The Morpeth Herald" il 18 marzo 1865: "Assure the people that the reports which have been spread of the separation of the valley of aosta from italy are absurd, and utterly destitute of foundation; and moreover that it is the intention and desire of the king and of the whole nation always to maintain its connection with Italy, and to defend it against every eventuality". the letter concludes with a promise from the Minister to encourage the development of the resources of the province.

Mauro Caniggia Nicolotti

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1 aprile 2014

ULTIME NUOVE

Da anni, spulciare vecchi giornali statunitensi è ormai diventata un'abitudine a cui facciamo fatica a rinunciare. Ebbene, sono di queste ultime ore altre nuove curiosità su Innocenzo.
La notizia dell'invenzione del suo telefono, lanciata nell'estate del 1865 dalla stampa internazionale, sembrava essersi spenta nell'inverno dello stesso anno. All'epoca nessuno pareva essere stato in grado di capire la portata rivoluzionaria della scoperta fatta ad Aosta e "reinventata" negli USA da Bell solo 11 anni dopo, cioè nel 1876. Meucci stesso (altro "contendente" nell'invenzione del telefono e all'epoca ancora sconosciuto) da New York scrisse su di un giornale italo-americano che non negava a Manzetti la sua invenzione; anche lui stava lavorando a qualcosa di simile ma che, come si legge dalle sue stesse descrizioni, era ben lontano dal ritrovato di Manzetti: era l'ottobre del 1865.

Contrariamente a quanto si credeva, i giornali dell'epoca non si sono dimostrati troppo avari nel concedere spazio all'invenzione nostrana. La notizia della scoperta di Manzetti, infatti, rimbalzò perfino sulle pagine dei giornali della provincia americana. Fino ad oggi non eravamo riusciti a trovare molte tracce dell'invenzione, poiché la stampa d'oltreoceano non aveva quasi mai scritto esplicitamente il nome di Manzetti: egli era definito solo come uno "scienziato" italiano. Sta di fatto, però, che la sua "macchina" elettrica in grado di trasmettere la voce a grandissime distanze, alimentò certamente tanta curiosità, ma moltissimo scettiscismo.
Ora sappiamo che l'eco della notizia concernente il telefono Manzetti scavalcò gli anni e, dal 1865, continuò ad apparire su diversi periodici anche nel corso dei due anni successivi, ossia fino al 1867 inoltrato.
La ritrosia di Manzetti nel presentarsi al grande pubblico, la sua incessante fame di ricerca e di impegno verso altre direzioni, il suo carattere schivo, il suo "isolamento" (e quello della Valle d'Aosta) dal resto del mondo - ma SOPRATTUTTO la paura ("governativa") che il telefono potesse minacciare l'ordine pubblico -, sfumarono ben altro che le notizie...
Il ritrovato di Manzetti, già poco considerato e creduto, fu presto dimenticato, lasciando l'inventore dibattersi da solo tra la sua indigenza e i gravi problemi di famiglia.

Ma all'"invenzione" e (questa volta) all'esultanza americana, ci arrivò – non presto... (1876) – Bell che nell'estate del 1865.... aveva avuto modo di visitare il laboratorio di Aosta...

...Ma questa è un'altra storia...

Mauro Caniggia Nicolotti

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30 marzo 2014

IL TIMES DI LONDRA

Oggi abbiamo twittato al Times di Londra, giornale che qualche giorno fa, tramite Twitter, ricordava il brevetto del telefono di Bell depositato negli USA nel 1876. Pochi sanno, però, che nell'estate del 1865 (ben 11 anni prima del suo brevetto), lo statunitense era passato ad Aosta a curiosare nel laboratorio di Manzetti, richiamato dai giornali che avevano annunciato la notizia secondo cui Manzetti aveva inventato un apparecchio in grado di trasmettere la voce a distanza.
Segue un articolo apparso su "L'Indépendant" del 29 giugno 1865. Il giornale che per primo trattò del telefono Manzetti e che annunciò la rivoluzionaria invenzione...

Mauro Caniggia Nicolotti

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