Il 1° giugno 1857 Manzetti brevettò una macchina per la pasta, il cui principio e la cui forma sono ancora oggi alla base delle comuni macchine di questo tipo. Secondo lo storico locale Tancredi Tibaldi era poco costosa, di facile utilizzo e non richiedeva fatica.
A quanto risulta, questa fu la prima invenzione per la quale l’ancor giovane Manzetti si preoccupò di richiedere il brevetto, probabilmente perché in essa intravvedeva la possibilità di trarre profitti.
IL FUNZIONAMENTO
La macchina era composta da un cilindro principale con due aperture opposte, destinate a introdurvi l’impasto e a far uscire, attraverso una matrice in rame, il prodotto modellato nella forma
desiderata (spaghetti, maccheroni, ecc.).
All’interno di questo cilindro ve ne era un altro di medesima lunghezza ma di diametro inferiore, collocato eccentricamente rispetto al primo; tra i due cilindri agivano due palette, che nel
loro lento movimento rotatorio spingevano l’impasto dal vano di entrata a quello di uscita. Tutto il movimento rotatorio era azionato da una puleggia o manovella esterna collegata ai meccanismi
interni con un sistema di ingranaggi.
LA “STORIA” DEL BREVETTO
Il 26 giugno 1857 Manzetti si assicurò per la durata di 15 anni la privativa per la macchina per la pasta in Francia. Il 29 giugno, poi, la registrò in Belgio per la stessa durata.
Dopo aver ottenuto regolari brevetti nelle aree francofone dell’Europa, l’invenzione trovò ben diverso accoglimento nel Regno delle Due Sicilie, il cui Reale Istituto d’Incoraggiamento
alle Scienze Naturali, con un linguaggio molto diretto accusò Manzetti non solo di aver plagiato la tromba ad acqua inventata dall’ingegnere Agostino Ramelli (1531-1608), ma anche
di aver volutamente celato “come fanno tutti i francesi” le modalità di azionamento della macchina, un particolare saliente dei movimenti della sua macchina “e ciò per seguire il mal vezzo degli
oltramontani, quello di nasconder sempre nel mistero le loro invenzioni per alcuni particolari importanti, con che fan calcolo di renderle oscure quanto basti a' loro interessi..”.
La tentata stroncatura della macchina di Manzetti non fermò l’inventore. La macchina per la pasta ebbe tuttavia una ribalta internazionale, suscitando dapprima l’attenzione dell’ingegnere belga
Jean Eyquem che nel 1859 scrisse a Manzetti chiedendo se fosse possibile trovare in commercio il suo manufatto, poi quella di un imprenditore inglese che acquistò il brevetto “pour une somme minime”
come è scritto nel giornale L'Echo des Agriculteurs Valdôtains del 1° giugno 1896.