Innocenzo Manzetti
Innocenzo Manzetti

Museo Manzetti

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Viale Federico Chabod, 62


11100 Aosta (Valle d'Aosta)

 

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Il biglietto da visita di Bell

Sincronizzando del 1922 (Archivio: TELECOMITALIA)

Una leggenda dai contorni sempre più reali

 

Si narra che un giorno si presentò alla porta di Manzetti uno straniero molto interessato al suo telefono. L’inventore non lesinò spiegazioni e illustrò con molti ragguagli la sua creazione. Probabilmente il visitatore doveva far parte di quel gruppo di “meccanici inglesi” citati dalla Feuille d’Aoste del 22 agosto 1865 che giunse ad Aosta proprio per avere maggiori informazioni sul suo eccezionale ritrovato di cui andava parlando la stampa internazionale.

L’eco di questa visita – sebbene apparsa sulla stampa locale – non ebbe ulteriori risvolti conosciuti, almeno fino al momento della notizia del brevetto di Alexander Graham Bell.

Nel 1876, infatti, allorché Manzetti apprese che Bell aveva ottenuto il brevetto d'inventore del telefono affermò: “Sic vos non vobis. Mi sembra che questo signor Bell sia passato da me mentre facevo i miei primi esperimenti. Devo ancora avere il suo biglietto da visita.

La vicenda assume i contorni di una leggenda metropolitana, sebbene non si possa escludere che il diciottenne Alexander Graham Bell avesse fatto realmente visita a Manzetti nel 1865, più probabilmente accompagnando suo padre Melville.

Costui era conosciuto a livello internazionale per il visible speech, sistema di scrittura da lui inventato per aiutare i sordi a imparare a parlare e a migliorare il loro linguaggio fonetico. Proprio nel 1864 Melville Bell aveva iniziato a propagandare il suo metodo in giro per l’Europa. Per le sue ricerche nel campo della trasmissione della parola, inoltre, Melville ebbe anche dei contatti con Charles Weathstone che – come detto – forse aveva avuto a sua volta contatti con Manzetti.

E’ quindi davvero probabile che un personaggio come Melville Bell, appena venuto a conoscenza che ad Aosta un inventore era riuscito a trasmettere la parola a distanza, si sia precipitato in Valle per saperne di più.

Si tenga presente, inoltre, che il figlio Alexander Graham, sebbene solo diciottenne, vantava già un diploma (conseguito all’età di tredici anni), era iscritto all’Università di Edimburgo e da due anni era pupil teacher (ossia giovane insegnante) di dizione e musica presso la Weston House Academy a Elgin, nel Moray, in Scozia.

Ecco quindi due dei meccanici inglesi?

La visita di questi “meccanici” è un dato assodato, ma che fossero i Bell è sempre apparsa poco più che una leggenda, priva di ogni riscontro documentale.

Tale storia, infatti, apparve per la prima volta nel 1884, allorché il canonico Edouard Bérard raccontò la reazione di Manzetti alla lettura della notizia dell’invenzione di Bell. Ma non constavano altre testimonianze in merito.

Il recente ritrovamento tra le carte di Manzetti di un curioso appunto apposto proprio su una copia di quel giornale del 1884 (Le Patriote) sembra però rimettere in discussione il tutto. Accanto alla frase stampata riportante le parole di Manzetti “je dois avoir encore sa carte de visite”, a penna qualcuno ha lasciato come commento “juste je lais trouvé moi mȇme”. Questo significa che vi è una seconda testimonianza della visita di un Bell ad Aosta.

Chi appose questa considerazione? Non vi sono certezze in merito, anche se da un riscontro calligrafico tale commento sembra da attribuire alla moglie di Innocenzo. Ad avvalorare tale ipotesi è il fatto che questo documento è rimasto nella famiglia Manzetti, visto che è stato poi successivamente conservato da un erede di Innocenzo.

Ancora più esauriente in merito è un secondo documento autografo, che sembra scritto dalla stessa mano di quell’appunto di cui sopra. Trattasi di una breve cronistoria – una sorta di promemoria – di quei curiosi eventi accaduti nel 1865. In esso, oltre a ribadire di aver trovato il famigerato biglietto da visita, si parla apertamente dei Bell al plurale, smentendo quindi che la venuta dei Bell ad Aosta fosse solo una leggenda. Inoltre non dovette trattarsi di una breve visita di cortesia, perché si afferma che i due richiesero espressamente di restare soli con l’inventore, poiché i testimoni davano loro fastidio (les témoins leurs faisais ombraye).

Un ulteriore elemento che potrebbe avvalorare la tesi di una visita dei Bell ad Aosta nel 1865, è interpretabile negli avvenimenti che accaddero tra il 1879 e il 1880 di cui si dirà in seguito. Quando, nel tentativo di difendere il suo brevetto dai primi attacchi di altri supposti inventori del telefono, Bell spedì ad Aosta un suo emissario con il compito di acquisire tutti i materiali e i documenti concernenti l’apparato di Manzetti. Dimostrando che Bell ne conosceva il lavoro, dal quale evidentemente aveva qualcosa da temere. Forse, quindi, in quella “calda” estate del 1865 qualcosa doveva avere intuito; ed era opportuno farlo “sparire” al più presto.

Trovare documentazione inoppugnabile che possa confermare l’opera di ispirazione se non di vera e propria copiatura ad opera di Bell sul lavoro di Manzetti non è e non sarà facile. Questo perché, una volta ottenuto il brevetto nel 1876 e affrontando le numerose cause giudiziarie che vari supposti inventori gli intentarono negli anni successivi – primo fra tutti Meucci – l’interesse di Bell era di far sparire qualsiasi documentazione che potesse mettere in dubbio la sua priorità.

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