L’automa – che si presentava seduto prima di essere messo in moto – era in grado di alzarsi: il meccanismo delle gambe e delle articolazioni delle ginocchia veniva azionato da mantici a campana che gli permettevano di alzarsi in piedi; grazie a un sistema simile, si potevano sollevare poi anche le braccia, lungo cui scorrevano i tubicini che giungevano alle dita.
L’automa era dotato di occhi di avorio, con pupille di vetro, che potevano ruotare nelle quattro direzioni, mentre le palpebre si potevano abbassare e alzare. La bocca era in grado di compiere movimenti alquanto complessi e articolati, con la lingua che si muoveva in alto e in basso. La diversa pressione dell’aria permetteva di imprimere intensità differenti alle singole note.
La testa girava in maniera autonoma rispetto al corpo, permettendo all’automa di compiere alcuni cenni con il capo grazie a due piccoli mantici.
Una parte delle componenti essenziali della trasmissione pneumatica era costruita con un particolare tipo di sostanza simile alla plastica realizzata da Manzetti stesso. L’automa era attraversato da un tubo flessibile principale di un centimetro di diametro, attraverso cui, dopo passaggi intermedi, l’aria perveniva al motore pneumatico, poi ancora al comando delle gambe e, infine, alla cassa delle valvole di azionamento della testa, attraverso numerosi altri tubicini. Quattro diversi livelli di pressione dell’aria permettevano di imprimere forze differenti, ottenendo così il suono desiderato. La pressione risultava essere molto forte, 280g/cm2, ossia quattro volte superiore a quella dei normali organi e circa il doppio di quella degli organetti da strada.
L’operatore azionava l’automa e questo veniva portato in posizione, pronto a suonare, dopo essersi alzato, aver salutato con un cenno del capo e aver sollevato le braccia per portare il flauto alla bocca; durante l’esibizione, i suoi occhi ruotavano come se fossero impegnati nella lettura di uno spartito.
Il meccanismo pneumatico capace di muovere il suonatore si trovava ben celato agli occhi dello spettatore: nelle prime fasi costruttive era collocato sotto la sedia dell’automa, mentre nelle versioni successive esso fu posizionato altrove a causa delle sue dimensioni, probabilmente celato da una tenda, come sembra di capire osservando una foto d’epoca..
Messa in moto la macchina, l’inventore dava inizio all’esecuzione suonando l’armonium, adattato all’uso da Manzetti stesso.