Nell’estate del 1865, quando gli amici e i conoscenti convinsero finalmente Manzetti a presentare pubblicamente il telefono di sua ideazione, ad Aosta fu un accorrere di curiosi.
La stampa locale ne diede notizia il 29 giugno e l’articolista che per primo se ne occupò fu il canonico Edouard Bérard.
La stampa italiana riprese a grandi lettere il successo nella trasmissione della voce a distanza per via elettrica realizzata da Manzetti.
Nelle settimane e nei mesi successivi la notizia trovò eco anche su molti periodici stranieri. I giornali europei ed americani contribuirono a diffondere il nome di Manzetti, tanto che in Aosta giunsero curiosi di ogni sorta.
Nell’autunno dello stesso anno la notizia giunse anche a New York. Il 19 ottobre 1865 l’Eco d’Italia aveva pubblicato la notizia dell’invenzione fatta ad Aosta e l’inventore italo-americano Antonio Meucci aveva ravvisato in quelle descrizioni gli elementi del suo “telettrofono”. Scrisse, allora, al giornale augurandosi che qualcuno potesse contattare Manzetti e informarlo del suo ritrovato, dichiarando nel contempo di non poter negare la priorità del valdostano nell’invenzione. Ma dalle sue descrizioni emerse subito come l’apparato da lui realizzato fosse nettamente meno avanzato rispetto a quello di Manzetti.