Dopo la registrazione del brevetto Bell (1876) e a seguito della scomparsa di Manzetti (1877), sia la stampa internazionale, sia quella di settore non archiviarono la questione relativa alle origini del telefono.
L’Ufficio Brevetti statunitense - a causa delle numerose denunce mosse da altri pretendenti inventori - fu costretto fin da subito ad avviare un'indagine per chiarire a chi spettasse la paternità dell'invenzione. Ci vollero diversi anni per mettere ordine nella vicenda, poiché solo nel 1883 il Patent Office rese pubblica la sua decisione: dichiarando che alcuni inventori avevano contribuito in modo diverso alla realizzazione del telefono o delle sue componenti e che Bell non poteva vantare alcuna priorità nell'invenzione. Conseguentemente il governo degli Stati Uniti promosse una causa contro Bell accusandolo di spergiuro.
In quegli anni anche la stampa internazionale contribuì ad indagare sulle vicende legate alla storia della telefonia, facendo talvolta riferimento anche al lavoro di Manzetti, che cominciò così ad ottenere credito in vari ambienti.
I suoi meriti interessarono anche il patent attorneyTanner – procuratore specializzato in materia di brevetti e giornalista di settore tra i più accreditati, che probabilmente stava investigando per conto della Procura Generale degli Stati Uniti – che nel 1885 scrisse ad Aosta per ottenere le testimonianze scritte sul lavoro di Manzetti con l'intento di farlo riconoscere come il vero inventore del telefono.
Purtroppo la vicenda non ebbe sviluppi perché di lì a poco il tutto fu bloccato a causa degli elevati costi che il Governo stava sostenendo nella causa contro l'impero di Bell (il quale, peraltro, avrebbe dovuto affrontare un tracollo economico non indifferente in caso di sconfitta, con conseguenze negative anche a livello di occupazione).
Un’eventuale riconosciuta priorità del telefono di Manzetti venne ritenuta una minaccia dallo stesso Bell, il quale nel 1880 inviò ad Aosta un dirigente della sua compagnia – Horace Hamline Eldred - con l'intento di appropriarsi dei diritti dell'inventore valdostano. Eldred stipulò a proprio nome un atto notarile con cui acquisì dagli eredi di Innocenzo i diritti e tutto il materiale relativo al telefono (disegni, appunti, articoli, ecc.). Alla famiglia di Manzetti, Eldred aveva dichiarato che il materiale sarebbe servito per promuovere la priorità del valdostano negli Stati Uniti d’America, nascondendo così i suoi veri intenti. L'uomo, infatti, resosi conto di avere tra le mani i progetti di un telefono che poteva rivelarsi competitivo con quello di Bell, appena rientrato in America brevettò a suo nome un apparecchio telefonico migliore rispetto a quelli esistenti. Svincolandosi anche dal suo ex datore di lavoro, costituì a New York una propria Compagnia telefonica che commercializzava telefoni all'avanguardia.
La vicenda si rivelò quindi come un sostanziale raggiro ai danni degli ingenui eredi di Innocenzo, che non ebbero più notizie né di Eldred, né del pagamento del notevole compenso promesso.
Nel corso di quegli anni ci furono diverse altre personalità che si interessarono e apprezzarono il telefono di Manzetti: tra di essi i professori John E. Dann (uno statunitense grande esperto di telefonia che tra l’altro registrò alcuni brevetti nel campo) e Padre Francesco Denza (scienziato, metereologo e direttore dell’Osservatorio Astronomico del Vaticano), nonché industriali come Giuseppe Nigra, che sulla scorta del telefono dell'amico Manzetti realizzò e commercializzò un apparecchio vincitore di numerosi premi alle esposizioni di settore.
L'operato di Manzetti, comunque, non fu dimenticato nei decenni successivi, continuando ad apparire periodicamente sui giornali. Questo ha contribuito a mantenere vivo il ricordo della sua opera pionieristica nell'invenzione del telefono.