Fin dalla metà del XIX secolo, diversi studiosi si erano occupati di capire se esisteva una qualche possibilità di trasmettere il suono a distanza per mezzo dell'elettricità.
Oggi come inventore del telefono viene universalmente riconosciuto l’italo-americano Antonio Meucci (Firenze, 1808 - New York 1889), che condusse diversi esperimenti sulla trasmissione del suono già negli anni ’50 e arrivò a depositare una prenotazione di brevetto nel dicembre 1871. Diritti che non riuscì a rinnovare nel 1873, venendo così scavalcato da Alexander Graham Bell (Edimburgo 1847 – Baddeck, Canada 1922), che nel febbraio del 1876 brevettò il telefono. Sullo sfruttamento di questa invenzione Bell costruì un impero economico dalle dimensioni multinazionali, tanto che nel mondo anglosassone ancora oggi viene da molti citato come il vero inventore del telefono. Bell si trovò anche a doversi difendere dalle rivendicazioni di altri pretendenti inventori (Mc Donough, Drawbaugh, Edison, Berliner, Richemond, Gray, Dolbear, Holcombe, Chinnock, Randal, Blake, Irwin, Phelps e Voelker), azioni che non riuscirono a scalfire il suo potentato economico.
Anche la Francia ha un suo pretendente all’invenzione: Charles Bourseul (Bruxelles 1829 –Saint-Céré, Francia 1912), che nel 1854 ipotizzò un trasmettitore a contatto vibrante capace di trasmettere singoli toni ma non suoni articolati come la voce umana.
Tra i presunti inventori, si può annoverare anche il fisico tedesco Johan Philipp Reis (1834-1874) che, a differenza di Bourseul, nel 1861 presentò un meccanismo da lui battezzato Telefon. Si trattava di una sorta di “telegrafo musicale” che molti accademici tedeschi dell'epoca bollarono addirittura come “giocattolo”. Infatti, mentre la riproduzione del suono poteva essere giudicata soddisfacente, le parole non riuscivano ad essere trasmesse efficacemente.